Ebbene sì, era proprio un padovano l’imprenditore Caio Aimo Avillio che duemila anni fa costruì ad Aymaville, località che porta ancora il suo nome, un grandioso ponte-acquedotto romano oggi chiamato “Pont d’Ael”.
Si tratta di un’opera gigantesca in muratura e blocchi di pietra posta a 56 m. di altezza dal livello del corso d’acqua sottostante, sviluppata su una lunghezza che supera i 50 m.
Essendo un ponte-acquedotto era stato progettato per un doppio utilizzo e quindi con un doppio passaggio: sopra per l’acqua e sotto per le merci. Perciò, nella parte superiore, un condotto pavimentato in grosse lastre impermeabilizzate consentiva il flusso dell’acqua, mentre nella parte sottostante un lungo corridoio finestrato e illuminato largo circa 1 m permetteva il transito di uomini e animali. E l’accesso pedonale era reso possibile grazie ad una doppia apertura, una per lato, munita di serramenti E come sappiamo che si tratta realmente di un impresario patavino?
Per fortuna una iscrizione ben visibile al centro del ponte non lascia adito a dubbi e consente di attribuirlo con certezza a un certo Caius Avillius Caimus, Patavinus, esponente di una ricchissima famiglia di origine veneta, datandolo all’anno 3 a.C. sotto l’impero di Augusto. La Gens Avillia, infatti, era legata al settore dell’industria edile e al trattamento delle materie prime, soprattutto materiali lapidei e metalli e, nella loro terra di origine, erano pure proprietari di numerose figlinae (fabbriche di laterizi).
Sulla lapide si legge esattamente così:
IMPERATORE CAESARE AUGUSTO TERTIUM DECIMUM CONSULE DESIGNATO
CAIUS AVILLIUS, CAI FILIUS, CAIUS AIMUS PATAVINUS / PRIVATUM /
Un ponte privato, dunque, costruito sulla strada diretta a Cogne, famosa per le sue miniere di ferro e di argento, che ancora oggi lascia stupiti per lo straordinario stato di conservazione e per il notevole impatto storico-paesaggistico.