Il muro esterno del cimitero era di una bruttezza unica, un immondezzaio, inguardabile soprattutto quando si andava al cimitero a trovare i propri cari. Bisognava trovare dei rimedi degni di un luogo del dolore. Il più semplice era piantare «un duplice filar di cipressi alti e schietti» come quelli di Carducci ma era un inno alla tristezza. «Faremo di un luogo brutto un luogo d’arte» – disse il progettista incaricando uno scultore visionario ed ispirato. Lo scultore visionario incaricato rimase tre giorni seduto in quel luogo con matite e carboncino in mano e poi si alzò e disse: «Ho trovato! – esclamò – a presidiare questo luogo così tragico ma pieno di sentimento metterò I guardiani della Dormiente». Preparò allora un bozzetto di scultura fatta con acciaio che cambiava colore nel tempo che sottopose al progettista, al Sindaco, all’Assessore che condivisero lo slancio creativo di questo scultore contemporaneo che veniva dal Sannio e si era già fatto notare per opere monumentali. Questo scultore incaricato dell’opera fu Antonio Jevolella che lavorò al progetto frutto della sua immaginazione per un paio di anni nel 2003 e che fu anche probabilmente la sua rovina economica. Poi finalmente da banali lastre di acciaio dapprima lucido e poi sempre più color ruggine a furia di martellate, fiamma ossidrica, taglio, saldatura, piegatura nacquero dalla mano di questo particolare scultore una serie di figure alte come guerrieri antichi posti sulla porta del cimitero a costeggiare un muro sempre in acciaio corten decorato ma con grandi vasi in ceramica ed oggetti che sembrano antichi oggetti di culto. Come sempre l’arte contemporanea ha fatto discutere, può piacere o meno ma quel luogo fu trasformato da quest’opera, non era più banale. Osservandolo alle varie ore del giorno cambiava colore, cambiava illuminazione, ti faceva pensare, ti colpiva nei sentimenti. Il progetto di Jevolella non fu completato perché lui avrebbe voluto costruire anche un carro, una fontana interna al cimitero ed illuminare e colorare tutta la zona in un certo modo. Ma anche così quei guardiani ti fanno impressione e ti avvertono che stai entrando in una perenne veglia funebre come facevano gli antichi popoli mediterranei.
Improvvisamente però accanto ad un Guardiano arrivò dapprima uno scavo di terreno poi spuntò dallo scavo un palo di ferro zincato e poi anche una cassetta dei cavi elettrici in plastica grigia. Il Guardiano si arrabbiò moltissimo, contro l’ultimo arrivato di color grigio e gli disse: «Sparisci.. sei venuto a guastare la sacralità di questo luogo».
“No! – disse il palo zincato – un posto vale l’altro perché io sostengo una linea elettrica e quindi faccio una cosa utile».
«Certo! – replicò allora il Guardiano – faresti una cosa ancora più utile, se tu avessi capito che l’arte è un soffio, un concetto, un’idea fragile, che basta molto poco per rovinarla. E poi quella cassetta di plastica è proprio inguardabile» – insolentito da tanta arroganza.
«Non ho mai saputo che quì ci fossero delle opere d’arte – disse di nuovo il palo zincato – e probabilmente non lo sapeva nemmeno chi mi ha messo qua» – riprese il palo zincato .
Triste e sconsolato il Guardiano fece notare, che un palo zincato posto accanto ad una scultura la condiziona negativamente con queste parole: «Noi siamo inclusivi, non escludiamo nessuno nel dolore, ma tu non cambi colore come noi quando piove, non sembri un’opera viva come lo siamo noi che siamo usciti dalla fantasia e dalla mano di un artista vero. Tu sei sempre dello stesso colore e la banalità della tua forma ci fa pensare che questo luogo, sia appunto per te e per chi ti ha piantato, un luogo come un altro. Per te, qui non sono passate la storia, l’arte, le idee, i cortei funebri. Qui hanno recitato Antigone per la tragicità rappresentata da noi Guardiani. Ti immagini Antigone che piange abbracciata ad un palo della luce color dello zinco? Fa ridere!». Concluse sconsolato il Guardiano, che da allora non rivolse più la parola al palo invadente, ma chiamò a raccolta tutti gli altri sei Guardiani e disse loro: «Amici d’ora in poi dobbiamo montare la guardia non solo verso la Dormiente ma anche verso coloro chi ti fanno perdere ogni speranza!»
2 risposte
Ciao Adriano, te ghe proprio rason .
Bisogna montare de guardia da partito!
Un saluto 👋
Guelfo
Mi permetto di correggere! L’autore dell’articolo non è Adriano Smonker, bensì Leone Barison senza nulla togliere alle qualità di Adriano!