Infatti in Grecia le calende non esistevano proprio, tanto più che ogni Città-Stato, come Sparta, Atene, Tebe o Corinto, aveva un suo calendario.
L’espressione rimandare tutto alle calende greche, che troviamo ancora oggi in forma dotta nel linguaggio corrente, fu usata per la prima volta dall’imperatore Augusto, anch’egli deluso nei confronti dei tanti evasori delle tasse, debitori insolventi verso lo Stato: “ad Kalendas Graecas soluturos”…, si lamentava coi suoi funzionari.
E questo perché a Roma le calende avevano per tutti un significato ben preciso.
Esse corrispondevano, infatti, al primo giorno di ogni mese ed era la scadenza fissa per i pagamenti dettata da un apposito “Calendarium”, una specie di registro dei crediti con i relativi interessi maturati. Un po’ come succede oggi, ahi noi, con le scadenze fisse di tante tasse, bolli e assicurazioni! Davvero, nihil sub sole novi! (Niente di nuovo sotto il sole).
Ma, per la cronaca, dobbiamo dire che di tipi di calendari, nell’antichità, ce ne sono stati a bizzeffe e ogni civiltà ha avuto i suoi, dai Cinesi ai Maya, e ognuno ha diviso i tempi dell’anno a suo piacimento, seguendo ora le fasi astronomiche lunari ora quelle solari.
Fino a che Giulio Cesare nel 46 a.C., stanco della babele calendaria, non decise una riforma radicale in tutto l’impero emanando il famoso “Calendario Giuliano” composto da tre anni di 365 giorni ed un quarto anno bisestile di 366. Il che durò, pensate, fino al 1582 d.C.
La successiva modifica la dobbiamo al “Calendario Gregoriano” voluto espressamente da Papa Gregorio XIII per meglio determinare la data ballerina della Pasqua, basata sulle fasi lunari alla maniera della Pasqua ebraica. La morte di Cristo, come sappiamo, seguì di poco la Pasqua ebraica, celebrata in occasione del primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera (21 marzo). E per farla coincidere con quella data tutto dipende dalla luna e può essere fissata di volta in volta tra i mesi di marzo e aprile. E se Pasqua cade a marzo o ai primi di aprile si dice “Pasqua bassa” (come l’anno prossimo che sarà il 31 marzo 2024), se invece cade ad aprile inoltrato si dice “Pasqua alta”.
Tutto questo per dirvi che anch’io, quest’anno, ho avuto in mente di stampare un calendario tutto mio: il Calendario Adriano!
L’ho intitolato: “SBARCALUNARIO 2024“ ed è dedicato a dodici storie di donne patavine. Se vi piacerà averlo o regalarlo agli amici lo troverete presso i banchetti ed i gazebo della Pro-Loco di Ponte San Nicolò che ringrazio fin d’ora per l’ospitalità.