La mia maestra del catechismo è stata come per tutti i ragazzi di Rio del 40, 50,60,70 la Pina dee Siore. La Signorina “Pina” Maritan era una persona che ti colpiva subito per la bontà e la signorilità dei modi e dello sguardo. Ma non veniva chiamata dee Siore per questo motivo ma perchè era figlia della famiglia più ricca o ritenuta tale e più in vista del paese. I Siori per l’appunto . Il tutto nell’anteguerra perché dopo la guerra quel mondo fatto di scuderie, cavalli col calesse e ” buongiorno sior paron” togliendosi il cappello è venuto meno e la riforma agraria, la repubblica ecc. hanno fatto poi il resto.
La Signorina Pina vestiva sempre di nero e quando io l’ho conosciuta nei primi anni 60 viveva da sola in una casa in centro al paese e le facevano compagnia le galline libere di entrare ed uscire dalla casa , galletti colorati, galline col ciuffo ed anche quelle con il collo spennato. Però lei aveva la sua scrivania , il tavolo per il trucco con la farina di riso, la cipria con il batuffolo rosa ed i cappellini con la veletta.
La mia maestra non mi ha mai parlato della sua storia personale e familiare ma io sono riuscito a sapere lo stesso perchè vestiva sempre di nero anche se non era vedova.
La Pina e le sue sorelle avevano vissuto un’infanzia relativamente ricca e spensierata per l’epoca, aveva studiato quando non solo le femmine non studiavano ma nemmeno i maschi avevano dimestichezza con libri e quaderni. A Rio le scuole elementari arrivavano all’epoca sino alla terza e ci si portava da casa una soca ossia un pezzo di legno per il riscaldamento. Lei invece scriveva e leggeva che sembrava una professoressa con una calligrafia da esposizione. Aveva imparato a ricamare e l’arte del tombolo in una scuola veneziana dell’isola di Burano. Non proprio vicino casa ma questa sua abilità ritenuta di nessun valore non la insegnava ad altre ragazze probabilmente perchè nessuna mai lo aveva chiesto.
Era devotissima , entrava in chiesa sempre mettendosi il velo nero in testa e rigorosamente dalla porta delle donne e si metteva nelle prime file della navata sempre dalla parte delle donne ossia vicino all’altare della Madonna come si usava allora. Sempre presente alla prima Messa della domenica e pronta ad intonare i canti e la preghiera comune.
La sua passione però era l’insegnamento della religione cattolica a noi ragazzi e soprattutto ci teneva che sapessimo bene le preghiere ed il catechismo di Pio X° che si imparava a memoria ossia a domanda risposta. Le classi del catechismo allora erano divise in maschi e femmine e mi ricordo che il catechismo si teneva la domenica in chiesa dopo la messa delle ore 9.00. Si mettevano le sedie a cerchio e la maestra al centro insegnava ed interrogava. Lei era sempre gentilissima con noi allievi con una vocina delicata che facevi fatica a sentire perchè le classi erano numerose ed i ragazzi spesso agitati.
Ho capito poi le ragioni del suo vestito elegante ben curato ma sempre nero.
Alla fine della guerra ossia il 28 aprile del 1945 un gruppo di partigiani posizionati ai bordi dei fossi in località ponte “porseo” a Rio tentava di bloccare o rallentare il passaggio di una colonna di soldati tedeschi in ritirata che proveniva da Salboro. I partigiani spararono dei colpi in direzione della colonna e la colonna reagì con colpi di mitragliatrice. Un partigiano ossia Primo Gasparini che abitava lì vicino fu colpito a morte. La colonna tedesca dopo questo scontro proseguì ed entrando in paese a Rio incontrò il padre della Pina che mi sembra si chiamasse Giobatta mentre andava dalla sua casa a quella dei Crivellari posta al centro del paese passando dietro ad una siepe che divideva la strada dai campi. I soldati tedeschi sentirono dei rumori in quella direzione e sparano subito senza alcun avvertimento e colpirono a morte proprio il padre della Pina.
Questo è il motivo, io penso, per il quale dopo questa vicenda la Pina vestiva sempre a lutto: il disastro della guerra l’aveva resa orfana.
Il padre della Pina era un “gastaldo” ossia un collaboratore del fattore della potentissima famiglia dei Da Zara che possedevano moltissime campagne non solo a Rio ma anche a Maserà, Due Carrare, Casalserugo , Salboro, ed in tutta Padova ecc. La gente era abituata a chiamare paron non i veri padroni ossia i da Zara che nessuno mai vedeva in giro per le campagne ma il fattore perchè era quello che ti assegnava la casa ed i campi ed era anche colui che se non pagavi l’affitto o non rispettavi i patti ti mandava via dalla casa facendoti fare un triste San Martino alla fine dell’annata agraria. Ecco allora spiegato perchè si chiamava Paron il fattore e paron anche il suo gastaldo ossia il suo responsabile di zona che poteva farti delle segnalazioni molto pericolose. Maritan possedeva la casa più bella del paese con scuderie, cavalli con calesse, servitù ecc. ma con la fine della guerra, la sua morte così tragica , la fine del grande latifondo e la nuova economia industriale che cominciava a diffondersi questo mondo tipico dell’anteguerra è venuto meno.
A Pietro Gasperini fu dedicata la via ove avvenne la sua uccisione perchè morto in combattimento con il nemico mentre il papà della Pina invece fu presto dimenticato come del resto la vile strage fatta da quella stessa colonna ed in quelle stesse ore alle Casone di Legnaro nella villa dei Bauce tra Saonara Legnaro e Ponte San Nicolò ove furono fucilate 44 persone comprese donne e bambini come rappresaglia, sembra, per delle azioni partigiane avvenute in zona o come reazione ad una richiesta di resa fatta da alcuni partigiani. .
Consapevole di tutti questi lutti la Pina di tutte queste vicende non me ne ha mai voluto parlate anche se io andavo a trovarla a casa sua e le portavo lo “spezzato” ed il mangime per le sue amate galline.
Leone Barison