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Ecco spiegato il detto: “Piantare in…asso”

(Un po’ come dire: agosto, moglie mia non ti conosco)

E’ tempo di vacanze e anche Naxos, un’isoletta greca delle Cicladi situata nell’Egeo meridionale, vi aspetta con le sue spiagge, le sue casette bianche di calce e i suoi palazzetti veneziani. Ma la sua fama parte da ben più lontano e sconfina nella mitologia.

La storia di questa isola di Nasso ce la descrive con la sua “verve” tutta napoletana il brillante scrittore Luciano De Crescenzo, appassionato cultore dei miti dell’antica Grecia. E parte dall’eroe Teseo che, dopo aver ucciso il Minotauro nell’isola di Creta, viene aiutato da Arianna ad uscire dal labirinto con lo stratagemma del gomitolo di filo.

Ma andiamo per ordine.

Intanto, chi era questo Minotauro?

Era un mostro spaventoso, metà uomo e metà toro, figlio disgraziato del re di Creta Minosse, ed ogni anno voleva avere in pasto un certo numero di giovani e di fanciulle prelevati dalla vicina Grecia quale tributo di sudditanza e di sangue.

Un prezzo non da poco da pagare che incancreniva i rapporti già tesi fra le due potenze, Creta e Atene appunto, portandole dritte alla guerra. Ed ecco allora che Teseo, figlio del re di Atene Egeo, per farla finita una volta per tutte si offrì di partire per Creta assieme ad alcuni compagni per uccidere il Minotauro, issando sulla sua nave le vele nere del lutto. Sbarcato nell’isola entrò nel labirinto del palazzo reale costruito dall’architetto Dedalo, uccise il mostro con la spada e tornò sui suoi passi uscendo appunto da quel “dedalo” intricato di stanze grazie al filo di Arianna.

Il resto, come nelle migliori favole, è facile da immaginare: i due si innamorarono e partirono assieme per il viaggio di ritorno. Solo che, lungo il tragitto, il nostro eroe entrò in crisi e fu assalito dal dubbio: Arianna era pur sempre la sorellastra del Minotauro, come poteva presentarla a suo padre? E così ci ripensò e quando la nave fece scalo all’isola di Nasso per i rifornimenti e per far riposare Arianna, diede ordine ai marinai di ripartire in tutta fretta piantando in… Nasso l’amata che stava dormendo.

Ed ecco che ancora oggi, quando uno di punto in bianco abbandona la moglie su due piedi senza tante spiegazioni, si dice che l’ha piantata in… asso! Scritto senza la “n” naturalmente. Un po’ come dire:”Agosto, moglie mia non ti conosco…”.

Ma come andrà a finire l’intera vicenda?

Al suo risveglio la bella Arianna, dopo un primo momento di smarrimento, trovò presto conforto con quell’ubriacone di Dioniso (Bacco per i Romani), che più tardi sposò, mentre Teseo, che nella fretta del ritorno aveva dimenticato di issare le vele bianche della vittoria, (com’era stato concordato alla partenza col vecchio padre Egeo), vedrà da lontano lo sconsolato genitore gettarsi suicida in quel mare che appunto da lui prenderà il nome.

Destini della vita, vien da dire, allora come adesso, con tante storie simili di amori, di passioni e tradimenti da sembrare perfino un romanzo moderno, segno che l’animo umano, con i suoi vizi e le sue virtù, in fondo in fondo è rimasto sempre lo stesso, anche nell’era del digitale e della robotica. E la riscoperta degli antichi miti greci è lì a dimostrarcelo.

Arianna dormiente, ancora ignara del tradimento di Teseo. (Bellissima copia romana del III secolo a. C. nella Galleria degli Uffizi)

2 risposte

  1. leone barison ha detto:

    Adriano sei un mito mitologico !

    • adriano smonker ha detto:

      grazie Leone, anche tu grande come sempre coi tuoi splendidi ricordi tradotti così bene in una maniera semplice e accattivante!

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