Dopo el disnar ciaro e rapiio
Leone Barison
Dopo el disnar ciaro e rapiio
col muro dell’orto de bojo sul dadrio
scoltare tra e russe e gli erbassi
fis-ci de’ merli e strissi dei scarbonassi
Dentro e crepe dea tera o rente ea poenta
spiar e fie rosse dee formighette
che ora se rompe e ora se dressa
in sima a picoe montagnette.
Sentire fra e rame el continuo sbatare
lontan de scaje de mare
mentre se alza ripetue canson
dee calandre sconte dal formenton.
E andando nel sole che orbeja
sentire co triste maraveja
come xe tuta ea vita ‘na triboeasion
in questo caminare rente un murasso
co in sima i veri spacai col corteasso
Meriggiare pallido e assorto
Versione originale da Ossi di seppia di Eugenio Montale
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe dei suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.