Bibbia, si sa, significa letteralmente “I Libri”, tanti libri, quelli sacri per eccellenza, che attraversano i secoli e le generazioni di credenti.
Per l’esattezza essi sono in tutto 73, di cui 46 appartengono all’Antico Testamento (tipo quello della Genesi, dell’Esodo o dei Re) e 27 al Nuovo Testamento (fra cui i 4 Vangeli, le numerose Lettere di San Paolo e San Pietro, gli Atti degli Apostoli).
Ebbene, è proprio nel “libro dei Re” dell’Antico Testamento che troviamo il curioso racconto del “Giudizio di Salomone”, conosciuto da tutti come verdetto inappellabile di una giustizia imparziale.
Dunque, un giorno si presentano dinnanzi al famoso re Salomone, figlio dell’altrettanto famoso re Davide, due madri conviventi sotto lo stesso tetto…Ma lasciamo che sia la versione integrale del testo biblico a narrarci l’incredibile storia.
Due donne andarono dal re e si presentarono innanzi a lui. Una delle due disse: «Ascoltami, signore! Io e questa donna abitiamo nella stessa casa; io ho partorito mentre essa era sola in casa. Tre giorni dopo il mio parto, anche lei ha partorito; noi stiamo insieme e non c’è nessun estraneo in casa fuori di noi due. Il figlio di questa donna è morto durante la notte, perché essa gli si era coricata sopra. Allora si è alzata nel cuore della notte, ha preso il mio figlio dal mio fianco e se lo è messo in seno e sul mio seno ha messo il figlio morto. Al mattino mi sono alzata per allattare mio figlio, ma ecco, era morto. L’ho osservato bene; ecco, non era il figlio che avevo partorito io».
L’altra donna ribatté: «Non è vero! Mio figlio è quello vivo, il tuo è quello morto». E quella, al contrario, diceva: «Non è vero! Quello morto è tuo figlio, il mio è quello vivo».
Discutevano così alla presenza del re. Egli disse: «Costei dice: mio figlio è quello vivo, il tuo è quello morto e quella dice: Non è vero! Tuo figlio è quello morto e il mio è quello vivo». Allora il re ordinò: «Prendetemi una spada!». Portarono una spada alla presenza del re. Quindi il re aggiunse: «Tagliate in due il figlio vivo e datene una metà all’una e una metà all’altra». La madre del bimbo vivo si rivolse al re, poiché le sue viscere si erano commosse per il suo figlio, e disse: «Signore, date a lei il bambino vivo; non uccidetelo affatto!». L’altra disse: «Non sia né mio né tuo; dividetelo in due!». Allora, presa la parola, il re disse: «Date alla prima il bambino vivo; non uccidetelo. Quella è sua madre». Tutti gli Israeliti seppero della sentenza pronunziata dal re e concepirono rispetto per il re, perché avevano constatato che la saggezza di Dio era in lui per render giustizia.
Avete capito? Sono certo che molti di voi conoscevano già questo racconto biblico arcinoto ma, vi assicuro, nel rileggerlo sul testo originale in tutta la sua crudezza fa ancora una certa impressione. Così come lo vediamo dipinto nel drammatico affresco di Raffaello nei Musei Vaticani.
Due brevi note storiche:
• Dobbiamo dire grazie a san Girolamo, teologo e dottore della Chiesa nato in Istria nel 347 d.C. e vissuto in Oriente, se oggi riusciamo a leggere la Bibbia nella sua versione più famosa :”La Vulgata”. Egli infatti tradusse direttamente dal greco al latino i Vangeli e dall’ebraico al latino il Vecchio Testamento. Sul piano dottrinale la sua “Vulgata” fu dichiarata autentica solo mille anni dopo dal Concilio di Trento nel 1563 e da allora adottata dalla Chiesa di Roma come sua versione ufficiale.
• Nei due “Libri dei Re” della Bibbia, Salomone, che governa nel X secolo avanti Cristo, oltre che essere ricordato come re saggio è anche ricordato come il costruttore del primo tempio di Gerusalemme, tempio che sarà distrutto quattro secoli dopo nel 597 av.C. dal re babilonese Nabucodonosor durante la conquista di Gerusalemme, con relativa deportazione in massa degli Ebrei come schiavi. Ed è appunto da questo lungo “esilio babilonese” che il nostro Giuseppe Verdi trasse ispirazione per il suo struggente “Va’ Pensiero sull’ali dorate” nell’opera “il Nabucco” che poi non è altro che l’abbreviazione di Nabucco-donosor. Lo sapevate?