Una chiesetta da salvare
II grave stato di degrado dell’antica chiesetta di S. Nicola, lungo il Bacchiglione, ha spinto il comitato spontaneo «Amici della Chiesetta» con il sostegno delle associazioni locali a promuovere il suo ripristino.
di Daniela Borgato
A valle di Padova, sulla riva destra del Bacchiglione, dalla parte di Roncaglia, quasi completamente avvolta da un meandro del fiume, nacque verso gli inizi del secondo Millennio una chiesetta dedicata a San Nicola.
Quella nascita non è un fatto isolato; in quel periodo si avviano sistematiche opere di disboscamento che trasformano selve e valli in campi ben coltivati; l’agricoltura riprende slancio e adiacenti all’acqua si costruiscono casolari dai tetti di paglia, mulini, minuscoli villaggi, castelli e torri di difesa, corti agricole di potenti monasteri. Lungo l’alveo del Bacchiglione vengono fondate le chiese di San Gregorio Magno, San Clemente, San Nicolò, San Fidenzio a Roncajette e San Leonardo a Isola dell’Abba, e più a sud quelle di Bovolenta, Pontelongo, Terranova, Correzzola, Brenta dell’Abbà.
Va detto subito che in seguito a una rettifica del Bacchiglione effettuata nella seconda metà dell’Ottocento la chiesa di San Nicola dalla riva destra del flume «passa» su quella sinistra, dove la vediamo oggi e l’ansa abbandonata diventa il Canale Morto, tombinato negli anni Sessanta, sulla cui area si costruisce poi la scuola media.
Don Carlo Mattioli, parroco dal 1910 al 1957 consegna alla Cronistoria parrocchiale diverse notizie sulla vecchia chiesa di Ponte San Nicolò. Riguardo alle sue origini in una relazione del 1952 scrive: «Non si sa di preciso quando fu costruita la chiesa vecchia. Certo fu costruita con pietre romane. Apparteneva alla Cattedrale di Padova e nell’Archivio dei Canonici si trova nominata per tre volte: nel 1130, nel 1172, nel 1200». Egli ricorda anche l’esistenza di una chiesa ben più antica che localizza all’incirca nel parcheggio davanti alla chiesa parrocchiale nuova: «Sembra — egli scrive — che nel centro attuale al di qua del flume, o Canal Morto, sorgesse un’altra chiesa e la riprova del fatto e che nel 1843 arando il terreno pressappoco dove sorge la stazione ferroviaria (un tempo vi passava la linea Padova Piove di Sacco) furono trovati un pavimento in mosaico, pezzi di colonne, marmi lavorati e capitelli».
Nel 1452 Ponte San Nicolò che fino ad allora dipendeva dalla Cattedrale di Padova fu eretto in parrocchia autonoma dal vescovo Fantino Dandolo. Il beneficio parrocchiale fu costituito dalla nobile famiglia Capodivacca a cui succedette poi la famiglia Collalto che aveva il diritto di nomina del parroco, diritto che successivamente passe al Capitolo della Cattedrale di Padova.
Nei primi anni del Seicento la chiesa fu raddoppiata e portata a croce latina; per realizzare l’ampliamento disposto dal vescovo Marco Cornaro si sacrificò l’antico coro affrescato.
La chiesa di San Nicolò, più volte visitata dai vescovi di Padova fra i quali si ricordano Gregorio Barbarigo e il cardinale Rezzonico, poi papa Clemente XIII, fu parrocchiale per 476 anni. Esattamente fino al 7 giugno 1928, festa del Corpus Domini, quando si trasportò solennemente il Santissimo nella chiesa nuova. Da allora la prima chiesetta perse la titolarità e fu semplicemente chiamata «chiesa vecchia».
Nonostante ciò, continuò ad essere tenuta nella massima considerazione anche per essere stata circondata per secoli dal camposanto: «Siccome fino all’ 11 giugno 1858, giorno in cui si benedisse il nuovo cimitero, i morti venivano sepolti intorno alla chiesa — scriveva don Mattioli — è cosa conveniente, anche per rispetto ai defunti, che la chiesa vecchia continui ad essere luogo sacro, soprattutto tenendo conto anche che in quel luogo, per oltre 800 anni, fu celebrata la Santa Messa e furono amministrati i sacramenti”.
Don Mattioli credeva fermamente nella opportunità che la vecchia parrocchiale dovesse continuare ad avere un ruolo ben preciso nella religiosità locale: «Si crede opportuno — scriveva — conservare intatta la chiesa vecchia; in tutta la parrocchia non esiste altra chiesa, quindi può divenire utile per esempio nelle Santissime 40 ore, per l’obito dei defunti; essa sorge sulla strada del cimitero e può essere meta di qualche visita devota».
Dal 1934, in occasione del Giubileo straordinario indetto da papa Pio XI per commemorare il XIX Centenario della Redenzione, l’antica chiesa di San Nicola è intitolata a Gesù Crocifisso. Per la ricorrenza fu oggetto di significativi interventi di ristrutturazione durante i quali vennero rinvenute le fondamenta dell’antica sacristia-battistero, del primitivo presbiterio e del campanile. Seguendo quelle tracce la chiesetta viene riportata alle dimensioni originarie.
All’interno vengono posizionati tre altari: l’altar maggiore dedicato al Crocifisso è posto nella piccola abside (oggi murata). Fu costruito con materiali provenienti in parte da un antico altare della Basilica del Santo e in parte dalla cupola demolita dell’ altar maggiore della vecchia chiesa. L’altare sulla parete di sinistra, ancora esistente, viene dedicato a San Carlo Borromeo anche come atto gradito ai parrocchiani reduci dalla guerra 1915-1918, ricordando che essa terminò con l’armistizio il 4 novembre 1918, festa di quel Santo. Su un altro piccolo altare, subito a destra del portone d’ingresso, si venera un’immagine di Maria S.S. Addolorata protettrice della gioventù femminile, delle spose, madri e vedove della parrocchia. Successivi interventi interessarono l’interno: nel 1935 venne realizzato un dipinto dei santi Carlo, Prosdocimo e Barbarigo dal pittore e parrocchiano Eugenio Pianta; nel 1937 lo stesso decorò le cappelle dei Santi e del Crocifisso.
Dunque, nonostante tutte le energie della comunità fossero finalizzate al completamento della nuova chiesa (consacrata solo nel 1966), nonostante la modestia dei mezzi a disposizione, don Mattioli, ultimo parroco della chiesa vecchia, consapevole che essa costituiva lo scrigno della fede e della memoria della comunità cristiana locale, si adoperò sempre perché continuasse ad essere luogo di preghiera e di devozione.
Sicuramente erano ancora ben presenti nella sua memoria i ricordi di cerimonie e riti che segnarono la storia della comunità. Ad esempio, 1’8 dicembre 1911 un solenne corteo presieduto dal vescovo Luigi Pellizzo si snodò dalla chiesa parrocchiale fino al vicino Bacchiglione, dove fu benedetta la prima pietra del ponte di ferro, inaugurato, in pompa magna, sempre con la presenza del vescovo, due anni dopo. Nella chiesetta venne fondato il primo circolo giovanile di Azione Cattolica e più di un secolo fa, per la prima volta, tra lo stupore dei fedeli, si fece sull’altar maggiore, un semplice presepio per annunciare la venuta al mondo del Salvatore. Là nel 1912 nacque anche la Schola Cantorum diretta dal maestro Eugenio Ceola.
Dunque dopo la risistemazione del 1934 per circa venticinque anni nella chiesa si continuarono a celebrare liturgie, cerimonie, adorazioni eucaristiche. Negli ultimi giorni dì guerra, la chiesa accolse le vittime del 27 aprile 1945 dei bombardamenti angloamericani al ponte, per bloccare la ritirata tedesca. Il Chronicon parrocchiale riporta che «i morti raccolti nella piazza e nelle strade furono portati nelle loro case e poi di notte, sfidando il pericolo della ritirata tedesca, furono trasferiti nella chiesa del Crocifisso per essere vegliati pietosamente prima dei funerali che ebbero luogo nella chiesa parrocchiale».
Attorno agli anni Settanta la chiesa, venne affittata e utilizzata, fino agli anni Novanta, come officina. Nel 1987 i benefici parrocchiali di San Nicolò costituiti da chiesa, vecchia canonica e terreni attigui passarono all’Istituto Diocesano per il sostentamento del Clero. Nel 2009 l’Istituto incaricò gli architetti Franco Varotto e Mario Bortolami di redigere un progetto di recupero che valorizzasse la chiesa, posta in contesto storico e ambientale unico, da oltre mezzo secolo mai riaperta al culto e in uno stato di deplorevole abbandono.
La chiesa del Crocifisso oggi non è visitabile. Si trova in via Sant’Urbano, presso l’argine sinistro del Bacchiglione a pochi metri dal cimitero del paese. E un edificio a navata unica, a pianta rettangolare, con la facciata segnata da lesene laterali e il portone d’ingresso sormontato da un timpano triangolare ingentilito da un piccolo rosone.
L’edificio che si vede vicino alla chiesa è la vecchia canonica, ricostruita nel 1864 dall’amministrazione austriaca. Attorno alla chiesa e alla canonica si estendono alcuni terreni del beneficio parrocchiale in parte tenuti a giardino, in parte occupati da un bosco.
A sottolineare la sacralità del sito e dell’adiacente cimitero esisteva fino a qualche decennio fa davanti alla chiesa un capitello dedicato a Sant’Antonio da Padova, la cui statua è conservata nella parrocchiale per ricordare, secondo don Mattioli, il passaggio del Santo. A tal proposito scriveva: «S. Antonio, come riferisce la storia, negli ultimi mesi della sua vita uscì a predicare anche nei circostanti paeselli intorno a Padova, e come è probabile, venne anche in questo paese, ed entrò anche in questa chiesa che al suo tempo già esisteva».
Chiesa, canonica, capitello, antico cimitero: in quel fazzoletto di terra, circondato un tempo dall’acqua, e protetto da una fascia di verde è incardinata l’anima originaria della gente di Ponte San Nicolò. La chiesa rappresenta il cuore della storia civile e religiosa del paese, il luogo della identità culturale e della pietà popolare dove generazioni e generazioni di Sannicolesi hanno cercato conforto nelle guerre, nelle calamità e durante le disastrose alluvioni del Bacchiglione che ciclicamente sconvolsero il paese, come ricordava il parroco don Giovanni Battista Piazza, che il 4 maggio 1774 annotava sul registro dei morti «una grande brentana è venuta di notte, così che tutti gli arzeri spandevano acqua; in meno di due ore restarono li campi e le strade tutte allagate e in questa canonica l’acqua sorpassò tre scalini della scala che conduce di sopra et il parroco con la sua famiglia fu sequestrato per tre giorni interi senza poter uscire di casa; neppure ha potuto portarsi in chiesa per celebrare, quindi essendovi in quei giorni una defunta da seppellire, il cadavere fu condotto in battello alla chiesa».
Presso la chiesa, attorno al ponte di San Nicolò e sul fiume si svolse molta parte della vita locale. Gli argini erano percorsi da uomini, animali, greggi. L’acqua era solcata da barconi e burci. Sulle rive si davano appuntamento le lavandaie. In prossimità dei vicini mulini era un continuo viavai di carri. Fin dall’epoca della Serenissima per la festa di San Marco le compagnie giovanili accoglievano sulle marezzane l’esplosione della primavera con merende a base di frittate. Ogni anno, in prossimità dell’Ascensione, all’alba passavano sugli argini le rogazioni: contadini in fila, donne col velo nero sulla testa, chierichetti, tutti dietro alla croce e al parroco che benediceva la terra invocando con litanie la protezione del cielo sui raccolti.
Recentemente grazie a una forte sinergie tra diverse realtà associative del territorio, un nuovo interesse è rinato attorno alla salvaguardia della chiesetta. Il sagrato ha ospitato incontri, piccoli concerti e cerimonie religiose. Lo stato attuale della chiesa e la sua storia sono stati oggetto di una ricerca pubblicata con il sostegno della parrocchia, grazie alla sensibilità del parroco don Rino Pittarello. Nel fascicolo curato dagli Amici della Chiesetta e intitolato Chiesa di San Nicola si traccia la storia della vecchia parrocchiale e si evidenzia il singolare valore storico e culturale che essa riveste per la comunità. Alcune pagine sono dedicate alla valutazione complessiva del degrado della struttura che riguarda soprattutto la copertura e lo stato delle murature. L’invasione vegetale, seppur limitata dal periodico intervento di volontari, ha danneggiato soprattutto la muratura absidale e il tetto, contribuendo ad aggravarne lo stato. In conclusione emerge una situazione di degrado generalizzato dovuta all’abbandono del luogo di culto. Si spera in un intervento complessivo di restauro prima che queste problematiche, lasciate andare, degenerino fino a compromettere la sopravvivenza della ex parrocchiale stessa.
L’antica chiesa di San Nicola di Ponte San Nicolò è stata inserita tra «I luoghi del Cuore FAI 2014».
Pubblicato nel numero 172 di «PADOVA e il suo territorio» – autore Daniela Borgato