Perso un pezzo di identità veneta: la CASSA PEOTA
C’è una cosa che è più veneta della polenta: la Cassa Peota
Ma non si fa più perchè è talmente difficile farla “in regola” che si è costretti a lasciar perdere.
Eppure se si volesse tutelare l’identità veneta la Cassa Peota meriterebbe il posto a capotavola.
Il nome risale alla notte dei tempi. Non si sa se deriva dalla cassa comune tenuta dal nostromo detto “peota” o la cassa comune delle ragazze che andavano a vendere la verdura con la barca. Fatto sta che il Veneto con la sua millenaria cultura solidale ha inventato un sistema che prevede una cassa comune, il piccolo prestito per necessità impreviste, l’educazione al risparmio, la fiducia, la socializzazione del risparmio.
Da bambino facevo a scuola la giornata del risparmio. A tutti noi scolari veniva dato un salvadanaio con il lucchetto che solo la banca poteva aprire. Non l’ho mai usato.
Il risparmio l’ho imparato invece con la Cassa Peota. Ti iscrivevi e dovevi versare il tuo soldino tutte le settimane, se saltavi una settimana c’era una piccola multa. Se però uno aveva un bisogno i dirigenti della Cassa Peota gli facevano un piccolo prestito commisurato alla sua capacità di risparmiare e alla fine dell’anno il prestito era restituito.
Se non avevi ricevuto il prestito alla fine dell’anno ricevevi il tuo gruzzoletto e se restava qualcosa ancora si faceva una bella cena, una gita o un’opera di beneficenza… e poi si ripartiva di nuovo.
Nel suo piccolo la Cassa Peota insegnava il risparmio, la solidarietà, il rispetto degli impegni, la fiducia, la cultura di un popolo di lavoratori che non voleva speculare sul bisogno altrui.
Però, approfittando di alcuni scandali, e nel silenzio generale con una direttiva della Banca d’Italia del 1998 le Casse Peote non vennero eliminate ma fu resa estremamente difficile la loro costituzione e sopravvivenza. Tanto che oggi è più facile costituire una nuova banca che una nuova Cassa Peota in regola.
Per la verità qualcuno cercò di proporre una regolamentazione che permettesse la sopravvivenza delle Casse Peote. Ricordo la proposta dell’allora senatore padovano Tino Bedin. Ma poi, siccome le Casse Peote sono solo venete, non se ne fece nulla.
Ebbene tutti sanno poi com’è andata. Ci sono stati anche molti scandali in ambito bancario e anche di dimensioni colossali ed anche il Veneto non scherza, ma nessuno ha mai pensato di eliminare le banche come è stato fatto con le Casse Peote.
Permettetemi quindi come Presidente della Pro Loco che ha il compito di tutelare e valorizzare il proprio paese che è costituito sì dagli edifici ma soprattutto da chi ci abita e dalla sua storia e dalla sua cultura di ricordare che un pezzo d’identità veneta è fatta anche di Casse Peote.
Molte Casse Peote sono state l’inizio delle casse rurali ed artigiane ed hanno contribuito a far decollare economicamente i nostri paesi. Quando si perde però la tradizione e la memoria, nascono i mostri.