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Go sén, vago in farmacia

Dal dopoguerra in avanti l’agricoltura, nella nostra zona, è andata spegnendosi come una candela. Vi è stato un fuoco di paglia durato alcuni decenni, ove in agricoltura abbiamo tentato l’allevamento intensivo del pollame, ma anche quello è andato spegnendosi, perché il progresso richiedeva investimenti colossali ed il nostro territorio, molto vicino alla città, era troppo appetibile per altre attività produttive più redditizie come il commercio, l’artigianato, la piccola industria, la residenza. Eppure anche la nostra zona aveva in mano un tesoretto di colore rosso vivo forte che non ha saputo riconoscere e conservare. Il tesoretto si chiama vin frigoearo ed era un vin poareto fatto in casa e bevuto in casa..

I nostri terreni sono alluvionali e quindi alcuni sono sabbiosi e più adatti alle coltivazioni orticole altri argillosi adatti invece a coltivare cereali, ma alcuni sono adatti anche a coltivare una specie locale di vigna, che nei secoli si è molto ben adattata ad alcune nostre zone. Il vitigno è della famiglia del raboso, ma qui ha sviluppato caratteri diversi dal raboso e si chiama frigoearo. In italiano è stato tradotto in vino friularo, ma è una traduzione sbagliata fatta a orecchio, da ignoranti, perché frigoearo deriva dal latino frigidus, che significa freddo ossia vin che viene col freddo ma se lo traduci friularo, sembra che sia el vin che vien dal Frìuli e come ben si vede non è la stessa cosa. L’uva per fare el vin frigoearo maturava solo col freddo. Era dalle nostre parti l’ultima uva della vendemmia. La frigoeara si raccoglieva dopo San Martino, dopo le nebbie ed i primi freddi ed anche dopo le broseme e si pigiava in cantina col freddo si toglievano i graspi perché davano un sapore amaro alla fermentazione e si lasciavano le bucce belle nere intense e dure durante tutta la fermentazione. Data la stagione la fermentazione del frigoeraro era lenta perché il clima del novembre ed anche del dicembre avanzato era decisamente rigido e le cantine non erano certamente mai riscaldate.

L’uva frigoeara si raccoglieva grappolo per grappolo a mano, aveva acini belli tondi, piccoli di colore rosso scuro, abbastanza radi e non si sormontavano mai uno sull’altro come avviene con altre uve magari più produttive. La buccia del chicco era molto nera, dura ed aveva un sapore forte leggermente acido.

La fermentazione si poteva fare anche bloccando il coperchio della botte con un sifone riempito d’acqua ed allora si otteneva il vin sforzà che era ancora più buono e frizzantino.

Il vin frigoeraro era l’unico dalle nostre parti che potesse sopravvivere all’arrivo dell’estate e del caldo perché aveva una discreta gradazione alcolica . Si poteva trasportare con le botti o le damigiane era detto infatti il vin da viajio. I sugoi fatti col mosto del frigoearo appena piagiata l’uva erano dolcissimi, buonissimi e di colore molto scuro.

Col frigoearo si poteva fare anche la graspia, ossia mettere dell’acqua nelle botti dopo aver travasato il vino e bere il risultato fino all’arrivo della bella stagione risparmiando così il vino buono che così si poteva vendere o pagare l’affitto al padrone. Pochissimi infatti erano proprietari dei campi, la gran parte dei nostri contadini erano affittuari o mezzadri.

Senza aver fatto analisi chimica tuttavia i contadini sapevano che el vin frigoearo è un formidabile dissetante. Quando si facevano in campagna lavori pesanti come tagliare el spagnaro, tajare el fromento, trebbiare, shciarare el formenton, la fatica era tanta e si sudava moltissimo. Pensate tagliare el spagnaro in maggio o giugno col falsin sotto il sole. Bisognava bere frequentemente perché il colpo di sole o la disidratazione ed i crampi erano sempre in agguato. Allora le donne o le ragazze di tanto in tanto portavano nei campi agli uomini impegnati nel lavoro, la merenda e brocche di vin frigoearo fresco o acqua fresca e vin frigoearo, mischiati tra loro. Il frigoearo infatti è uno dei vini che ha il maggior contenuto di magnesio e di potassio ma soprattutto di potassio. Questo vino con l’acqua otteneva una bevanda c.d isotonica come quelle che oggi usano gli sportivi a base di sali di magnesio e potassio ma con una non banale differenza. La bevanda di oggi fa schifo e sa di caramella o di medicinale, quella fatta col vin frigoearo è una bontà. Oggi non si fanno più lavori simili ma certamente è più salutare un bicchiere di acqua con aggiunta di vin frigoearo che bevande industriali piene di coloranti e conservanti.

Il vin frigoearo si beveva anche all’osteria specie con il caldo o durante impegnative partite di bocce fatte all’aperto e sotto il sole. Un’ombra di frigoearo ti ristorava e dopo andavi subito a pallino che era una meraviglia.

Purtroppo, però il frigoearo non lo abbiamo più. La regolamentazione sui vini ha previsto la Dop e anche la Docg ed il nostro Comune che pur produceva uva frigoeara fino agli anni 60, 70 ed anche 80, conferiva alla Cantina Sociale di Conselve fu escluso dall’area della Dop . Solo il vicino comune di Bovolenta è ricompreso nell’area della denominazione di origine controllata e quindi oggi può produrre vin friularo Dop. La perdita della Dop ha condannato a morte, perché non redditizi, i vigneti delle nostre zone ed infatti sono stati quasi tutti espiantati .

Il consorzio del Friularo poi ha fatto della scelte di marketing che hanno puntato alla grande qualità e non alla quantità con il risultato che oggi el vin dei poareti lo bene solo i siori perché una bottiglia costa come il tartufo. Quindi se sudi molto ti conviene andare in farmacia a comprare le bustine del polase ed i suoi simili e non andare in osteria ad ordinare un’ombra de frigoearo fresco.

I tempi cambiano, una volta si diceva che era meglio andare in osteria che in farmacia oggi invece avviene il contrario.

Leone Barison