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Cesare Crescente

Cesare Crescente

Verso la fine dell’Ottocento la famiglia Crescente dalla limitrofa Voltabarozzo (comune di Padova) si trasferì nel nostro comune e aprì una bottega a Roncaglia. Era detta Sestèe (cestelle), soprannome probabilmente legato all’attività. Cesare, figlio di Fortunato, nacque il 31 dicembre 1886. Nel 1911, quando fu eletto per la prima volta (gli aventi diritto al voto in paese erano allora 316) era un giovane avvocato di 25 anni. Fu successivamente rieletto il 14 luglio 1914 e ricoprì la carica di primo cittadino di Ponte San Nicolò fino al 1920.

In quegli anni, il nostro, era ancora un comune rurale che non si sottraeva allo scenario generale: agricoltura arretrata, analfabetismo, alta mortalità infantile, miseria, fame, diffusione di malattie come tubercolosi, malaria, tifo, vaiolo, e soprattutto pellagra. Era questa la piaga più estesa tra i contadini costretti a nutrirsi solo di polenta cotta con mais mal conservato e guasto e a vivere in tuguri malsani. Nel 1913, mentre era sindaco Crescente, fu inaugurato a San Nicolò il nuovo moderno ponte di ferro sul Roncajette e venne elettrificata la linea della Veneta Ferrovie Padova-Piove.

Nel 1915 l’Italia entrò in guerra e il sindaco si trovò a guidare il Comune in anni a dir poco tempestosi. L’amministrazione era completamente affidata alle sue mani tanto che in più occasioni, temendo che il paese sprofondasse nel totale abbandono, gli assessori Borgato Giacomo, Schiavon Luigi e Rossi Giovanni si appellarono al Prefetto perché non venisse mandato al fronte. Crescente, come sindaco, doveva affrontare quotidianamente problemi ed emergenze d’ogni tipo: requisizioni di bovini e foraggi, scarsità di generi alimentari, riduzione di sussidi per le famiglie bisognose, aiuto ai profughi, assistenza agli orfani dei contadini morti in battaglia.

Dopo la disfatta di Caporetto (24-26 ottobre 1917) in una decina di giorni passarono per il ponte di San Nicolò circa 200.000 sbandati della II e III Armata; in paese fu istituito un Comando di tappa che funzionò fino al 13 novembre; nella vecchia canonica si stabilì per due settimane il Tribunale dell’X1 Corpo d’Armata. Perfino la nuova chiesa in costruzione fu occupata dal 221° Reggimento Fanteria che vi sistemò militari, muli e carri. Fu proibito il suono delle campane. Ponte San Nicolò – scriveva il sindaco al Prefetto – per la vicinanza al fronte e per trovarsi a cavallo del Bacchiglione con tre importanti reti stradali è divenuto un luogo di acquartieramento per molte truppe. Oltre ai soldati dal 1° gennaio 1918 arrivarono in massa da Padova i profughi che fuggivano dalla città a causa delle incursioni aeree degli Austro-Tedeschi e non vi fu famiglia in paese che non avesse rifugiati. Nella primavera del 1918 la cartolina di precetto giunse anche al sindaco: l’avvocato Cesare Crescente, Classe 1886, di Prima Categoria, appartenente al Distretto Militare di Padova, automobilista, non ancora assegnato al reparto, deve presentarsi il 19 marzo 1918 alla caserma Campostrini di Verona. Grazie all’intervento del Prefetto, il sindaco ottenne un ulteriore rinvio al richiamo alle armi, motivato dal fatto che la sua presenza nel municipio di Ponte San Nicolò, dove, tra mobilitati, assenti, malati la situazione diveniva ogni giorno più critica, era di vitale importanza. Proprio in quei mesi si stava realizzando un magazzino comunale per i generi di prima necessità, il cui impianto e funzionamento richiedevano una continua opera di vigilanza. Com’era prevedibile, appena egli partì per il fronte, il municipio si paralizzò. Dal 20 luglio epoca dell’assenza del sindaco – scrissero al Prefetto gli assessori – non si poté mai tenere Giunta data l’infermità di Borgato, il richiamo alle armi dei due assessori supplenti, l’assenza dell’assessore Luigi Schiavon.

Nel 1945, appena conclusa la guerra, Crescente ebbe dal Prefetto di Padova, in accordo con gli Alleati e il Comitato di Liberazione Nazionale, l’incarico di guidare l’amministrazione provvisoria del comune. Fu quindi di nuovo sindaco, per il breve, intensissimo periodo che andò dal maggio 1945 alle elezioni del marzo 1946. Furono mesi difficili in cui, con mezzi ridottissimi e razionando i consumi, bisognava pensare agli oltre duemila sfollati ancora presenti in paese, agli ex internati che tornavano privi di tutto, alla ricostruzione dell’anagrafe e degli uffici comunali distrutti negli incendi del 1944. Una delle prime delibere della sua Giunta riguardò il cambiamento della toponomastica: piazza Roma divenne piazza della Liberazione e alle vie Saonara, Ruzza Convulsi, Argine Destro e Rio, venne ridato un nuovo nome: si chiamarono via Carlo Giorato, Antonio Norbiato, Guido Marchioro, Primo Gasparini a perenne ricordo dei compaesani-partigiani uccisi I negli ultimi giorni del conflitto. Nel secondo dopoguerra Crescente fu sindaco di Padova dal 1946 a1970 e presidente del Consorzio Zip dal 1957 al 1973. Si spense ad Abano Terme il 18 dicembre 1983. Venne sepolto nel cimitero di Roncaglia nella tomba di famiglia.

(Tratto dal libro di Daniela Borgato «PONTE SAN NICOLO’ storie di uomini, terre, chiese, mulini»)

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